Campo della fame. Diario 1918 di prigionia a Cellelager

15,00 €
esaurito

Poco più che ventenne, Filippo Anglani, studente in medicina, parte volontario dalla Puglia verso la catastrofe di Caporetto.

Catturato dai tedeschi ed internato nel campo di prigionia di Celle, presso Hannover, nei primi mesi del 1918 scrive in un diario ricavato da fogli di carta igienica le sofferenze della detenzione: fame soprattutto, e poi attesa disperata di pacchi e lettere da casa, cimici e furti, latrine e disinfezioni, depressione e tubercolosi.

E soprattutto tristezze e delusioni: riflessioni amare sull’inumanità dei carcerieri ma ancor più sul disinteresse dei vertici politici e militari italiani alla sorte dei prigionieri, e sulla logica della «camorra» che regola gli atti e i comportamenti della nazione – oltre che drammaticamente la vita da reclusi degli stessi commilitoni.

Poi, finita la guerra e ritornato in Ostuni, abbandona i suoi fogli e le sue amarezze in uno stipo remoto e non ne fa più cenno nemmeno in famiglia, quasi volesse chiudere definitivamente i conti con un trauma troppo grande, dal quale nemmeno la scrittura lo aveva salvato o difeso del tutto.

Finché, più di sessant’anni dopo, il diario viene fortuitamente rinvenuto dai familiari ed affidato a Bartolo Anglani, docente universitario e nipote dell’autore, che a meno di un metro di distanza dallo stipo col diario dello «zio Filippo» aveva inconsapevolmente dormito e studiato per anni…

Le strade misteriose dell’esistenza incrociano così le vite di Filippo e di Bartolo Anglani in una trama ancora più fitta, nella quale la cura rigorosa del nipote – e dei collaboratori insigni da lui chiamati a commentare ed accompagnare il diario – restituisce forza e senso alla voce lontana dello zio, e la sua passione sana con un omaggio postumo un lungo silenzio.

Aggiungi al carrello